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Tumore del polmone in stadio precoce: pembrolizumab prima e dopo la chirurgia riduce del 42% il rischio di recidiva, progressione o morte

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Nel tumore del polmone in stadio precoce l’immunoterapia con pembrolizumab, prima e dopo l’intervento chirurgico, migliora la sopravvivenza libera da eventi e riduce il rischio di recidiva. Lo dimostrano i risultati positivi dello studio registrativo di Fase 3 KEYNOTE-671 che valuta pembrolizumab come regime di trattamento perioperatorio, che comprende il trattamento prima dell’intervento chirurgico (neoadiuvante) e dopo la chirurgia (adiuvante), per i pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) resecabile in stadio II, IIIA o IIIB. Al follow-up mediano di 25,2 mesi, pembrolizumab neoadiuvante più chemioterapia seguito da resezione e pembrolizumab adiuvante come agente singolo hanno migliorato significativamente la sopravvivenza libera da eventi (EFS), riducendo il rischio di recidiva, progressione o morte del 42% (HR=0,58 [95% CI, 0,46-0,72]; p<0,00001) nei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) resecabile in stadio II, IIIA o IIIB, rispetto  a placebo e chemioterapia neoadiuvanti seguiti da placebo adiuvante. Nei pazienti trattati con pembrolizumab, la sopravvivenza mediana libera da eventi (EFS) non è stata raggiunta (95% CI, 34,1-NR) rispetto a 17 mesi (95% CI, 14,3-22) di sopravvivenza per quelli trattati con la sola chemioterapia.

Lo studio prosegue per consentire un ulteriore follow-up della sopravvivenza globale (OS), che rappresenta l’altro endpoint primario. Una tendenza favorevole di sopravvivenza globale (OS) è stata osservata per il regime con pembrolizumab rispetto alla chemioterapia preoperatoria (HR=0,73 [95% CI, 0,54-0,99] p=0.02124); con soli 177 eventi questi dati di OS non sono maturi e non hanno raggiunto la significatività statistica al momento dell’analisi ad interim. Il profilo di sicurezza del regime con pembrolizumab è risultato in linea con il profilo di sicurezza nel NSCLC negli stadi precoci e in quello metastatico. Questi risultati saranno presentati oggi nel simposio scientifico dal titolo “The Promise of Neoadjuvant Immunotherapy Across Solid Tumors”, durante il Congresso annuale 2023 della Società Americana di Oncologia Clinica (American Society of Clinical Oncology – ASCO) (abstract #LBA100) e verranno pubblicati contemporaneamente nel New England Journal of Medicine.

In un’analisi di sottogruppo, il miglioramento della sopravvivenza libera da eventi con il regime pembrolizumab è risultato consistente nei sottogruppi indipendentemente sia dall’espressione di PD-L1 (punteggio proporzione tumore [TPS] ≥50% [n=266] HR=0,42 [95% CI, 0,28-0,65]; TPS 1-49% [n=242] HR=0,51 [95% CI, 0,34-0,75]; TPS <1% [n=289] HR=0,77 [95% CI, 0,55-1,07]), sia dall’istologia (non squamoso [n=453] HR=0,58 [95% CI, 0,43-0,78]; squamoso [n=344] HR=0,57 [95% CI, 0,41-0,77]) che dallo stadio (stadio II [n=239] HR=0,65 [95% CI, 0,42-1,01]; stadio IIIA [n=442] HR=0,54 [95% CI, 0,41-0,72]; stadio IIIB [n=116] HR=0,52 [95% CI, 0,31-0,88]).

Nonostante il raggiungimento della risposta patologica completa (pCR) sia un fattore predittivo di miglior outcome, l’analisi di sottogruppo esploratoria ha mostrato che la riduzione del rischio di recidiva, progressione o morte (EFS) con il regime pembrolizumab perioperatorio è stata osservata sia nei pazienti con pCR (HR=0,33 [95% CI, 0,09-1,22]), sia nei pazienti senza pCR (HR=0,69 [95% CI, 0,55-0,86]).

“Storicamente, più della metà dei pazienti con stadi precoci di carcinoma polmonare non a piccole cellule rimosso chirurgicamente va incontro a recidiva – spiega Federico Cappuzzo, Direttore Oncologia Medica 2, Istituto Nazionale Tumori ‘Regina Elena’ di Roma -. I risultati dello studio KEYNOTE-671 mostrano che il regime a base di pembrolizumab, prima e dopo l’intervento chirurgico, riduce significativamente il rischio di recidiva, progressione o morte del 42% rispetto alla chemioterapia preoperatoria, indipendentemente dall’espressione di PD-L1 e in presenza o meno di risposta patologica completa. Questi dati di sopravvivenza libera da eventi sono molto incoraggianti e supportano il potenziale di questo approccio perioperatorio per i pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule resecabile di stadio II, IIIA o IIIB, che sono trattati con intento curativo”.

“I dati dello studio KEYNOTE-671 sono significativi non solo per i pazienti e gli oncologi ma anche per i chirurghi toracici, vista la necessità di nuove opzioni terapeutiche che possano migliorare la sopravvivenza libera da eventi nel carcinoma polmonare non a piccole cellule in stadio II, IIIA o IIIB – continua il Prof. Cappuzzo -. In particolare, i risultati hanno dimostrato che il regime perioperatorio basato su pembrolizumab non ha influito sull’opportunità di una resezione completa e i miglioramenti sono stati osservati indipendentemente dal raggiungimento di una risposta patologica completa. Emerge quindi il ruolo chiave del team multidisciplinare per l’adeguata selezione e per la corretta gestione dei pazienti con tumore polmonare”.

“Questi nuovi importanti risultati si basano su studi precedenti di pembrolizumab nelle prime fasi della malattia in alcuni tipi di tumori, incluso il carcinoma polmonare non a piccole cellule”, dichiara Dr. Marjorie Green, Vicepresidente senior e Direttore di late-stage oncology, global clinical development, Merck Research Laboratories. “Pembrolizumab ha dimostrato miglioramenti statisticamente significativi e clinicamente rilevanti della sopravvivenza libera da eventi nei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule in stadio II, IIIA o IIIB trattati con il regime perioperatorio con pembrolizumab rispetto a chemioterapia e chirurgia da sole. Stiamo lavorando con la FDA e altre autorità globali per offrire questa nuova opzione ai pazienti il ​​più rapidamente possibile”.

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