AREA PAZIENTI

I dubbi e le domande sulla malattia

Un fattore di rischio importante riguarda l’esposizione eccessiva alla luce solare. Il rischio è proporzionale alla sensibilità individuale. La quantità di radiazioni solari ultraviolette che può essere assorbita senza rischi dipende dai ‘colori’ (dei capelli, degli occhi e della cute) dell’individuo e della capacità di abbronzarsi. Queste caratteristiche sono, a loro volta, condizionate dalla popolazione di appartenenza. È stato osservato che in Europa il melanoma è molto più frequente nei paesi nordici che nel bacino del Mediterraneo. In Italia l’incidenza più alta si registra al Nord, quella più bassa al Sud. Gli studi eseguiti sulle popolazioni emigrate dimostrano che dovunque siano emigrate popolazioni di origine nord europea l’incidenza è alta, mentre dovunque siano emigrate popolazioni mediterranee l’incidenza è bassa.
In sintesi va ricordato che:

• i bambini non devono essere esposti al sole se non nelle prime ore del mattino e nel tardo pomeriggio

• per gli individui con capelli rossi, occhi chiari e pelle chiara che si scotta sempre e non si abbronza mai, l’esposizione solare, anche non eccessivamente prolungata, rappresenta un pericolo più che potenziale. Il comportamento di esposizione al sole da raccomandare loro è uguale a quello indicato per i bambini

Fra i fattori di rischio ricordiamo anche l’utilizzo delle lampade abbronzanti. Le radiazioni UV, nell’agosto 2009, sono state inserite nella classe I dei cancerogeni, quella di massimo rischio, come il fumo di sigaretta. In Italia l’utilizzo delle lampade abbronzanti è vietato ai minori di 18 anni.

Il melanoma non dà sintomi: scrive il suo messaggio sulla cute e può essere riconosciuto. Tende a svilupparsi principalmente in due modi:
1. Può cominciare con una modifica della pelle apparentemente normale, che porta alla formazione di una macchia scura o di un neo.
2. Può svilupparsi da un neo o una lentiggine pre-esistente.

Può essere difficile distinguere un neo normale da un melanoma. Sono cinque le caratteristiche che consentono di individuare il melanoma e che si ricordano facilmente perché i loro nomi cominciano con le prime cinque lettere dell’alfabeto (ABCDE – Asimmetria, Bordi, Colore, Dimensione, Evoluzione):

• A per Asimmetria: la forma di una metà del neo non corrisponde a quella dell’altra metà

• B per Bordi: il contorno del neo è irregolare, dentellato o sfumato (cosiddetto a carta geografica)

• C per Colore: il colore non è uniforme. Possono essere presenti sfumature nere, marroni e scure; si possono distinguere anche aree bianche, grigie, rosse o blu.

• D per Dimensione: c’è un cambiamento nella dimensione, che di solito aumenta.

• E per Evoluzione: il melanoma cambia in forma, dimensione o spessore.

Esistono quattro tipi fondamentali di melanoma:

• IL MELANOMA A DIFFUSIONE SUPERFICIALE

È la forma più comune di melanoma, rappresentando circa il 70% di tutti i casi diagnosticati. Tende a crescere verso l’esterno piuttosto che verso l’interno.

• MELANOMA NODULARE

È la forma più aggressiva di melanoma. Rappresenta la seconda forma più comune di melanoma con circa il 15% di tutti i casi diagnosticati. È la forma a più rapida crescita e, se non trattata, comincia a svilupparsi verso l’interno. E’ una forma di tumore invasivo, poiché può penetrare nella cute e diffondersi ad altre aree dell’organismo. Si presenta spesso su testa, collo, schiena o petto.

• MELANOMA LENTIGO MALIGNA

Generalmente ha un ritmo di crescita lento (anni) e raramente si diffonde ad altre parti dell’organismo. E’ la terza forma più comune di melanoma, rappresentando circa il 10% di tutti i casi diagnosticati. Generalmente, si presenta su viso o altre aree ad alta esposizione solare. E’ più frequente negli anziani. Può avere inizialmente l’aspetto di una macchia sulla pelle

• MELANOMA ACRALE

È la forma più rara di melanoma rappresentando circa il 5% di tutti i casi diagnosticati. Questa forma di melanoma può passare inosservata fino a quando non si è diffusa nell’organismo, in quanto inizialmente è simile ad un ematoma. Si presenta generalmente sotto le unghie delle mani o dei piedi, o sul palmo della mano o sotto la pianta del piede. Viene diagnosticata più frequentemente nelle persone con colore della pelle più scuro; a differenza di altre forme di melanoma, non sembra essere legato all’esposizione ai raggi UV.

È accertato che il melanoma si sviluppa attraverso due fasi evolutive:

• prima fase, in cui cresce in orizzontale, caratterizzata da un’aggressività della malattia più teorica che pratica

• seconda fase, in cui cresce in verticale, acquisisce caratteristiche di aggressività e la capacità di formare metastasi

Le cellule tumorali possono diffondersi attraverso i vasi linfatici e raggiungere i linfonodi regionali (piccole strutture a forma di fagiolo, che filtrano le sostanze contenute nella linfa e contribuiscono a combattere le infezioni e le malattie. I distretti linfonodali sono localizzati nel cavo ascellare, nella pelvi, nel collo, nell’addome e nell’inguine) oppure attraverso i vasi sanguigni, raggiungendo così organi importanti quali polmoni, fegato, cervello, ecc.

La probabilità di una diffusione metastatica è tanto più elevata quanto maggiore è lo spessore massimo del tumore. È possibile riconoscere il melanoma nella fase di crescita orizzontale. Per questo è molto importante la diagnosi precoce: è necessario imparare a conoscere la propria pelle.
La diagnosi precoce rappresenta, quindi, l’arma più efficace nella lotta contro il melanoma.

Se diagnosticato precocemente, il melanoma è una malattia curabile. Tuttavia, se non individuato o non trattato, può diffondersi ad altre parti dell’organismo, come fegato, polmoni, ossa e cervello. Un melanoma che si è diffuso ad altri organi è chiamato ‘melanoma metastatico’: questo tipo di malattia ha una prognosi infausta ed è difficile da trattare con le terapie convenzionali.

La biopsia del linfonodo sentinella è una procedura specializzata per determinare se le cellule tumorali sono arrivate ai linfonodi. Un colorante e/o una sostanza radioattiva viene iniettata nella regione adiacente al tumore. Il materiale fluisce nel linfonodo sentinella (il primo linfonodo, o anche un gruppo di linfonodi, in cui il cancro potrebbe diffondersi dal tumore primitivo). Il chirurgo, quindi, tramite il colorante individua il linfonodo sentinella e lo asporta per analizzarlo e verificare l’eventuale presenza di cellule tumorali.

LA CHIRURGIA

L’intervento chirurgico per l’asportazione del melanoma è il trattamento standard per questo tipo di tumore. È necessario asportare non solo il tumore, ma anche un margine di tessuto sano circostante allo scopo di ridurre la probabilità che vengano lasciate in sede eventuali cellule tumorali.

LA CHEMIOTERAPIA

La chemioterapia è un trattamento sistemico, può cioè agire sulle cellule tumorali in tutto l’organismo. Consiste nella somministrazione di uno o più farmaci antitumorali sia per via orale che per endovena. Nell’uno e nell’altro caso il farmaco entra nel circolo ematico che lo trasporta in tutto l’organismo. La chemioterapia si attua di solito per cicli: si effettua un periodo di trattamento a cui segue un intervallo, quindi un altro periodo di trattamento e così via.

LA RADIOTERAPIA

La radioterapia consiste nell’uso di radiazioni ad alta energia per distruggere le cellule tumorali e bloccarne la crescita. La radioterapia è una terapia locale, ossia agisce solo contro le cellule presenti nella zona trattata. L’impiego della radioterapia nel melanoma è limitato quasi esclusivamente alle metastasi ossee e cerebrali.

L’IMMUNOTERAPIA

L’immunoterapia si unisce alla chirurgia, alla radioterapia ed alla chemioterapia quale importante opzione terapeutica per i pazienti colpiti da tumore. In particolare il melanoma metastatico, per le sue caratteristiche immunogeniche, rappresenta il candidato ideale per l’immunoterapia, che utilizza il sistema immunitario per attaccare le cellule tumorali. Studi recenti hanno dimostrato che i nuovi trattamenti immunoterapici hanno migliorato significativamente la sopravvivenza dei pazienti colpiti da questo tumore nella fase metastatica.

TERAPIE MIRATE

Anche terapie mirate si sono dimostrate efficaci nel migliorare la sopravvivenza globale nei pazienti colpiti da melanoma metastatico positivi alla mutazione del gene BRAF V600 (presente in circa la metà di tutti i casi di melanoma).

LA CHIRURGIA

Gli effetti collaterali della chirurgia dipendono principalmente dalle dimensioni e dalla localizzazione del tumore e dall’estensione dell’intervento. Anche se i pazienti possono accusare fastidi nei primi giorni del periodo postoperatorio, il dolore può essere controllato con la somministrazione di farmaci. I pazienti dovrebbero affrontare questo argomento con il medico. È altrettanto normale sentirsi deboli o stanchi per un po’ dopo l’intervento. La durata della convalescenza varia da paziente a paziente.

LA CHEMIOTERAPIA

Gli effetti collaterali della chemioterapia dipendono principalmente dai farmaci e dalle dosi somministrate. La chemioterapia può causare la caduta dei capelli e altri problemi quali, inappetenza, nausea, vomito, riduzione dei globuli bianchi, dei globuli rossi e delle piastrine. I principali farmaci comunemente usati per il trattamento del melanoma (dacarbazina, temozolamide, fotemustina) in genere sono molto ben tollerati. La maggior parte degli effetti collaterali della chemioterapia scompare una volta concluso il trattamento, anche se alcuni (per esempio il formicolio da tossicità sulle terminazioni nervose periferiche) possono persistere anche dopo la conclusione del trattamento.

LA RADIOTERAPIA

Gli effetti collaterali della radioterapia dipendono dalla quantità di dose irradiata e dall’area sottoposta a irradiazione. Gli effetti collaterali che possono manifestarsi durante il trattamento sono fatigue e alopecia nell’area irradiata. Nella maggior parte dei casi sono temporanei.

Le persone trattate per un melanoma hanno un rischio di avere una ripresa evolutiva della malattia variabile in funzione delle caratteristiche del tumore primario e dell’eventuale presenza di metastasi in altre sedi. Pertanto, devono essere sottoposti a controlli periodici, la cui frequenza è definita dal chirurgo che ha eseguito l’intervento o dall’oncologo.

Quando il melanoma ricompare una volta che è stato trattato, si parla di “ricorrenza” o “recidiva”. La recidiva del melanoma può apparire a livello del sito primario (o in una zona di pelle vicina), o in un’altra parte del corpo. Dopo un trattamento appropriato, la probabilità di andare incontro ad una recidiva può essere caratterizzata da un basso, medio o alto rischio:

• BASSO RISCHIO: il rischio di recidiva è minore del 20%

• MEDIO RISCHIO: il rischio di recidiva va dal 20% al 50%

• ALTO RISCHIO: il rischio di recidiva è maggiore del 50%. Il melanoma ad alto rischio ha un’alta probabilità di essere già diffuso a siti locali o distali già al momento del trattamento.

L’affaticamento è un sintomo molto comune in chi è stato trattato per un tumore. Di solito, non è un vero e proprio sentore di stanchezza ma piuttosto un senso di pesantezza e malessere che non scompare nemmeno con il riposo. Per alcuni, quest’affaticamento dura per molto tempo dopo il trattamento e può scoraggiare dall’intraprendere attività fisiche. Tuttavia, l’esercizio può in qualche maniera aiutare a ridurre il senso di affaticamento. Studi hanno dimostrato che i pazienti che seguono un programma di esercizio fisico pensato su misura, si sentono fisicamente più in forma e possono affrontare meglio il trattamento.

La perdita dell’appetito può essere un problema per i pazienti in terapia, che spesso non hanno fame se soffrono di disturbi o si sentono stanchi. Inoltre, alcuni degli effetti collaterali comuni del trattamento antitumorale, per esempio nausea e vomito o le modificazioni del gusto, possono rendere la nutrizione un problema. Ma una sana alimentazione è importante perché i pazienti che mangiano bene di solito si sentono meglio e hanno più energia, oltre a una maggiore capacità di sopportare gli effetti collaterali delle terapie. Mangiare bene durante un trattamento oncologico vuol dire assumere una quantità di calorie e proteine sufficiente per prevenire il calo di peso e recuperare le forze.

Non c’è nessuna ragione per evitare i contatti con le donne in gravidanza o in bambini. In caso di esecuzione di esami particolari, come la scintigrafia ossea o la PET (Tomografia ad emissione di positroni), per le 48 ore successive all’esame si consiglia di evitare il contatto stretto con i bambini più piccoli e le donne in gravidanza. Per il resto né la radioterapia né il trattamento con la chemioterapia, e tantomeno l’immunoterapia e la terapia target, sono pericolosi per le persone che ci sono accanto.

In generale non ci sono controindicazioni in tal senso. Tuttavia è sempre buona norma chiedere al proprio oncologo, che conosce lo stato di salute generale ed eventuali controindicazioni. Qualora si faccia parte di studi clinici, bisogna ricordarsi che molte di queste sperimentazioni prevedono l’utilizzo di metodi e mezzi contraccettivi. Spesso infatti per i farmaci sperimentali non è ben valutata l’eventuale azione teratogena (che induce cioè malformazioni sul feto).

Non ci sono controindicazioni generali. Tuttavia è sempre buona norma chiedere al proprio oncologo che conosce lo stato di salute generale ed eventuali controindicazioni.

È sempre bene consultarsi con il proprio oncologo. Alcuni farmaci chemioterapici ed alcune terapie bersaglio, come il vemurafenib, prevedono il divieto assoluto di esporsi al sole, anche se preso involontariamente in auto. Queste terapie, infatti, sono fotosensibilizzanti, ovvero inducono reazioni cutanee, talora anche importanti.

È preferibile evitare trattamenti che presuppongono l’uso di prodotti chimici aggressivi (ad esempio permanente e colore) durante la terapia e per i primi tre mesi successivi. Se si ha l’abitudine di tingere i capelli, chiedere al parrucchiere di usare prodotti vegetali.

Molti pazienti affetti da melanoma partecipano a studi clinici. I medici conducono queste sperimentazioni per valutare l’efficacia e gli effetti collaterali di nuove metodiche terapeutiche. In alcuni studi, tutti i pazienti ricevono il nuovo trattamento. In altri, i medici mettono a confronto terapie diverse attuando il nuovo trattamento su un gruppo di pazienti e quello tradizionale su un altro gruppo, oppure possono mettere a confronto tra loro due trattamenti tradizionali. La ricerca ha fatto compiere progressi notevoli nella lotta al melanoma. Ogni risultato ottenuto è per i ricercatori un ulteriore passo avanti verso la sconfitta del melanoma. I pazienti che partecipano agli studi clinici hanno la prima opportunità di trarre vantaggio dai trattamenti che hanno evidenziato risultati promettenti nel corso di studi precedenti; inoltre, in questo modo offrono un contributo importante al progresso scientifico.

Non è assolutamente vero che le lampade abbronzanti preparano la pelle al sole. È vero, invece, che l’esposizione alle lampade solari prima dei 30 anni aumenta il rischio di contrarre un melanoma del 75% (studio IARC).

Le creme autoabbronzanti non sono sicure perché non proteggono dai raggi UV. Meglio utilizzare le classiche creme protettive che riducono il rischio e non impediscono il piacere di una abbronzatura comunque “sicura”.

In generale il prurito è presente solo nelle forme avanzate di melanoma e non viene riscontrato nella maggioranza dei casi. Tuttavia, se è associato ad una lesione che si è modificata in accordo ai classici segnali dell’ABCDE, può costituire un sintomo importante.

È consigliabile sottoporsi alla mappatura dei nei almeno una volta all’anno o quanto prima, se durante l’autoesame si nota una lesione sospetta.

Non esiste un’età precisa in cui si debba iniziare il controllo dei nei perché dipende da caso a caso. Tutti i bambini dovrebbero essere valutati per la presenza di nei congeniti al momento della nascita e poco prima della pubertà per l’eventuale asportazione di quelli a rischio.

Molti agenti anti-ossidanti in fase di sperimentazione per la prevenzione del melanoma sono derivati alimentari. Tra questi i licopeni (composto che si trova principalmente nei pomodori) i sulforafani (una piccola molecola isolata dai fiori di broccoli, e gli estratti del tè verde). Diversi studi hanno evidenziato un legame tra il consumo di caffè e la riduzione del rischio di melanoma. Al contrario esiste una correlazione tra un eccessivo consumo di agrumi e l’aumentato rischio della neoplasia contrarre un melanoma.

Se hai bisogno di maggiori chiarimenti o desideri una risposta personalizzata,
scrivi a: info@fondazionemelanoma.org

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